È alto 50 centimetri, è bianco e grigio metallizzato, le sue mani hanno tre dita e quando gli chiedi come si chiama, risponde: “Io sono Nao, in cosa posso aiutarti?”. È la robotica la nuova frontiera delle tecnologie per l’inclusione: oggi viene applicata con successo anche nel campo educativo, per favorire l’apprendimento dei bambini con disabilità intellettive. Proprio questo è il caso di Nao, robot che a Bologna è protagonista di “Vivo la scuola”, progetto della Sezione AIAS bolognese che applica l’assistive robotics per rendere più divertente e inclusivo l’insegnamento nelle scuole.
Il progetto è stato presentato in occasione della quindicesima edizione della Conferenza internazionale sulle tecnologie assistive, l’evento europeo organizzato da AIAS Bonogna Onlus, protagonista in questo settore in Europa e in Italia, in collaborazione con l'Alma Mater Studiorum Università di Bologna. Dal 27 al 30 agosto la Conferenza ha riunito più di 300 tra ricercatori, professionisti del settore, amministratori e persone con disabilità, che si sono incontrati per presentare le novità e per discutere le strategie migliori per garantire alle persone l’accesso e l’utilizzo di queste tecnologie. “Le sfide globali relative alle tecnologie assistive” è stato il tema scelto per valorizzare un nuovo programma dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che intende estendere l’accesso agli ausili di base a tutte le persone nel mondo che ne possono trarre beneficio; infatti, secondo i dati dell’OMS, soltanto il 10% del bisogno di ausili a livello globale viene soddisfatto. “Senza tecnologie assistive, anche le più basilari, le persone con disabilità non possono migliorare le proprie autonomie ed emanciparsi, non possono vivere meglio e diventare una risorsa per le loro famiglie e per la comunità, aiutando così lo sviluppo dei loro Paesi. In Italia siamo tutto sommato privilegiati, e a Bologna in particolare, dove esistono centri ausili pubblici che aiutano le persone con disabilità e gli anziani a scegliere le soluzioni migliori per le loro autonomie; ma siamo un’eccezione rispetto al panorama mondiale” sottolinea Evert-Jan Hoogerwerf, Responsabile dell’Area Ausili di AIAS Bologna Onlus.
Esempio d'eccellenza dell'utilità delle tecnologie assistive è proprio il robot Nao. “I robot possono sembrare dei semplici giocattoli, mentre in realtà, se calati in un ambito educativo, possono diventare dei potenti strumenti di inclusione per i bambini con disabilità intellettive e disturbi dello spettro autistico - spiega Lorenzo Desideri di AIAS Bologna - Una volta entrati in classe, Nao funziona come uno strumento di coinvolgimento e subito attira l’attenzione dei bambini”. Il progetto è nato nel 2016 grazie a un finanziamento europeo e a fondi messi a disposizione dalla Fondazione Carisbo e finora ha coinvolto cinque classi di due scuole del bolognese, con ragazzi che vanno dalla prima elementare al primo liceo. “Abbiamo ideato dei giochi attraverso i quali i ragazzi apprendono interagendo e dialogando tra di loro - continua Desideri - Non si tratta mai di giochi competitivi, ma sempre di attività cooperative, dove tutti hanno un obiettivo comune”. Così, per fare esercizi di italiano ai ragazzi viene raccontata una storia secondo cui Nao viene dallo spazio e ha bisogno di imparare la nostra lingua: bisogna quindi insegnargli il vocabolario, attraverso esercizi come quello dei sinonimi e contrari. Nelle lezioni di matematica, invece, è il robot a chiedere ai ragazzi il risultato delle operazioni. Durante questi esercizi, il robot viene comandato in remoto dagli insegnanti attraverso una app. “Nao è il centro d’attenzione di tutta la classe: rende più divertente la lezione e facilita gli scambi e la comunicazione tra il bambino con disabilità e il resto del gruppo, favorendo un contesto inclusivo. In futuro, stiamo pensando di utilizzarlo anche per la riabilitazione di bambini che hanno patologie degenerative, rendendo così più divertenti e coinvolgenti le valutazioni neuromotorie sui loro movimenti”.